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«La mia passione mi dà la carica giusta.»

Nella vita di Nicolas Hausammann tutto ruota attorno allo sport: infatti, di lavoro fa lo specialista di Marketing sportivo per l’Associazione svizzera dei paraplegici e l’allenatore della squadra nazionale di basket in sedia a rotelle. E inoltre è responsabile per le giovani leve del basket e allena la squadra dei Pilatus Dragons. Come avrete capito, nel suo caso non vi è una netta linea di confine tra hobby e lavoro, ma questo per lui non è affatto un problema.

Testo: Stefanie Schlüter
Foto: Adrian Baer

Finalista di Champions League e più volte campione svizzero, ha partecipato ai Campionati Europei, vinto il Campionato Svizzero ed è stato giocatore professionista di basket in carrozzina in Germania e in Italia. Oggi allena la Nazionale e le giovani leve della pallacanestro in carrozzina: questo è Nicolas Hausammann.

Carriera internazionale

Da vero team player, Nicolas racconta del suo successo con grande modestia. La sua carriera nel basket in sedia a rotelle inizia nel 1997 nel Rollstuhlclub Uster e poi prosegue nei Pilatus Dragons nel 2002. È uno dei primi giocatori svizzeri a fare il salto di qualità entrando a far parte di una squadra all’estero, prima quale giocatore professionista in Germania, dove ha giocato per il RSV Lahn-Dill, e poi in Italia nell’ASD Santo Stefano Sport. Rientrato in Svizzera, non gli è più possibile continuare la vita da professionista a tempo pieno. O meglio: non è economicamente sostenibile. Per lui è subito stato chiaro di voler trovare un lavoro che avesse a che fare con lo sport. Quindi lavora per i mondiali di calcio del 2008 in Svizzera, per PluSport e dal 2014 è responsabile del Marketing sportivo presso l’Associazione svizzera dei paraplegici.

«Per me allenare è come avere del tempo libero»

Vari pomeriggi a settimana, Nicolas invece degli abiti d’ufficio indossa quelli sportivi, passa dalla scrivania alla palestra e invece di concentrarsi sul computer, si dedica al pallone da basket. Quando allena le sue squadre, la passione gliela si legge negli occhi. Non gli importa se le giornate sono lunghe: questa sua passione gli dà la giusta carica per andare avanti. «Fare l’allenatore per me è come avere del tempo libero, mi permette di staccare.» Che siano principianti o professionisti, uomini o donne: l’importante è allenare. Uno dei prossimi obiettivi di Nicolas e dei responsabili del progetto «delle donne» è di creare, nei prossimi tre-quattro anni, una squadra nazionale di basket femminile anche in Svizzera.

Nicolas Haussammann

«Fare l’allenatore per me è come avere del tempo libero, mi permette di staccare.»

Come accennato, non vi è una netta linea di confine tra hobby e lavoro, ma per Nicolas questo è indifferente, poiché le esperienze raccolte nello sport tornano utili anche sul lavoro. Ad esempio quando si tratta di gestire lo stress. Se durante un evento si crea una situazione di caos o confusione, Nicolas pensa allo sport: fa un bel respiro profondo, mantiene la calma e il controllo sulla situazione.

Grazie alla sua enorme rete di contatti, conosce atleti e allenatori in tutto il mondo, a molti dei quali è legato da una profonda amicizia. «In campo si celebrano vittorie e si vivono emozioni da brivido che nessuno può toglierti; sia all’interno della squadra, ma anche con gli avversari. Da ciò talvolta nascono delle amicizie internazionali che durano per anni.»

Nicolas Hausammann Jonglieren
Nicolas Hausammann

Qual è il suo orgoglio più grande?

Nicolas risponde senza esitare: «La mia famiglia! Mia moglie e i miei tre figli.»

Naturalmente è felice anche del fatto che la Svizzera rientri nei top 10 d’Europa e che con la sua squadra può puntare a obiettivi sempre più ambiziosi. Nicolas celebra ogni minimo traguardo raggiunto con la sua squadra: «Se un giocatore mette in pratica un mio piccolo consiglio tecnico e si vedono dei risultati concreti, questo mi fa altrettanto piacere come quando festeggiamo una vittoria in squadra.»

Però, ovviamente, hanno il loro peso anche le vittorie: «Confesso che la sconfitta in Champions League con il Lahn-Dill contro il Galatasaray mi rode ancora oggi.» Anche se probabilmente la medaglia sarebbe finita a prendere polvere in un cofanetto. Oggi Nicolas sa che quel che conta sono le relazioni instaurate con le persone, non la patacca d’oro.


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