Incontri
Se c’è inclusione tutte le persone sono uguali. In che modo ciò si ripercuote sulla propria vita?
La storia di Pia Schmid
«Avevo nove anni e mezzo quando è successo l’incidente. Ero solo una bambina, quindi non avevo idea di cosa fosse la tetraplegia. Mi sentivo semplicemente le gambe pesanti e avevo una voglia matta di saltellare. Passarono due mesi prima che mi dicessero che non sarei mai più tornata a camminare. La mia degenza nell’ospedale pediatrico si protrasse per tre anni.
Quando fui pronta a essere dimessa, i miei genitori dovettero lottare affinché non finissi in un istituto protetto per disabili, ma infine potei tornare a casa e riprendere la mia vita di sempre. La mia famiglia non mi trattò diversamente dagli altri e di conseguenza non mi sentivo diversa dagli altri. E anche a scuola venni accolta bene sia dai compagni di classe che dai docenti e così iniziò per me una vita normale. Essere attiva e partecipare pienamente alla vita mi ha sempre dato speranza ed è stato per me una grande fonte di energia, anche quando magari non stavo tanto bene.»
Il coraggio apre nuovi orizzonti
Viaggiare significa affrontare l’ignoto. E viaggiare concretizza la consapevolezza di essere riusciti ad affrontare e superare tutte le sfide che una gita può celare. Tanja Müller, responsabile della sezione Cultura e tempo libero dell’Associazione svizzera dei paraplegici, organizza viaggi per persone in sedia a rotelle e quindi conosce bene le gioie e i timori dei suoi clienti.
La storia di Vera Müller
Vera Müller ama la musica heavy metal, è appassionata di viaggi, si è già tuffata col paracadute e ha trovato un modo tutto suo per tener testa al suo grave handicap.
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Noi assistiamo i paraplegici. A vita.
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