Gli alti e bassi di una vita in carrozzina
Lo spintone di un compagno ha reso Mathias Studer tetraplegico. Un destino che lo ha portato sull’orlo del precipizio, ma contro il quale ha deciso di combattere con veemenza.
Testo: Peter Birrer
Foto: Adrian Baer
Prima di partire per la gita nell’Oberland bernese Mathias Studer è di ottimo umore: il 30enne è contabile, single e il suo capo gli ha appena presentato ottime prospettive di carriera. E anche per il resto vive una vita felice e spensierata. Insomma, va tutto a gonfie vele. Sembra che niente e nessuno possa togliergli il vento in poppa.
Oggi Mathias Studer è in carrozzina. Lo incontriamo in una meravigliosa giornata estiva nel giardino della sua casa a Schönenwerd (SO). «La vita è bella, nonostante tutto», afferma. A togliergli il vento in poppa è stato un incidente nella notte dal 23 al 24 luglio 2012.
Quello spintone di troppo
Fin da ragazzo ama navigare le acque dell’Aar. Partecipa a concorsi ed è membro fedele e attivo dell’Associazione dei pontonieri. Adoperarsi nell’associazione, e quindi anche nella colonia delle giovani leve organizzata quell’anno nelle vicinanze di Spiez (BE), gli sta molto a cuore.
Mathias Studer intrattiene i bambini, organizza i viveri e tiene e gestisce la cassa. La sera del 23 luglio la trascorre in compagnia dei suoi amici, nel salottino dei monitori. Poco dopo la mezzanotte in tre si dirigono verso le tende; tra uno spintone e l’altro, ridono e scherzano nell’oscurità.
Allo slancio dell’ennesimo spintone, Mathias Studer cade in una siepe, nella quale però si nasconde un filo di metallo. Lui vi inciampa e con un ruzzolone casca da un metro di altezza, finendo dietro la siepe. «Dai, alzati!», lo incitano gli amici ridendo.
«Ragazzi, ho paura!»
Ma Mathias Studer non riesce più a muovere nemmeno un dito e sospetta subito di essere paralizzato. Sa bene cosa comporta una lesione midollare e al solo pensiero il panico lo travolge. Mille domande si rincorrono nella sua testa: sono spacciato? O cosa ne sarà di me? Disperato, continua a urlare: «Ragazzi, ho paura!»
I suoi compagni agiscono con prontezza. La Rega lo trasporta nell’Inselspital di Berna, dove prima dell’operazione chiede ai medici: «Tornerà tutto come prima?» La loro risposta: «Probabilmente no.» Il giorno successivo viene confermata la tetraplegia e segue quindi il trasferimento a Nottwil.
Le prime ore in terapia intensiva sono state «un incubo», ricorda. Di testa è lucido, ma il corpo non funziona più. Improvvisamente è impotente, totalmente dipendente dagli altri, e si sente sull’orlo del baratro.
Concentrare le energie
Per Mathias Studer è arrivato il momento di armarsi di una qualità di cui finora non aveva mai dovuto fare gran uso: la pazienza. Quando un giorno si era lamentato con la sua fisioterapista per la lentezza con cui stavano migliorando le sue condizioni, lei gli disse: «Concentrati su una cosa alla volta. Non puoi pretendere di ottenere rapidi progressi sotto tutti gli aspetti.» È così che Mathias impara a concentrare le sue energie.
Un po’ alla volta chiama i suoi amici per raccontare cosa è successo. Quando chiama Andreas Wagner, uno dei suoi amici più fidati, quest’ultimo sta facendo un corso rip. Mathias Studer inizia la conversazione chiedendogli come va al militare. Poi l’amico gli chiede da dove sta chiamando e la risposta lo lascia senza parole. Parte immediatamente per Nottwil, dove lo aiuta a mangiare imboccandogli il cibo. «È un momento che lasciò il segno», ricorda Andreas Wagner. «E ancora oggi mi viene la pelle d’oca se ci penso.»
Lacrime liberatorie
In questa fase ricca di perdite, a Nottwil vari sprazzi di speranza illuminano la via di Mathias Studer. Un ergoterapista gli racconta che le persone tetraplegiche possono senz’altro mettersi al volante: un ulteriore appiglio a cui aggrapparsi. Una fisioterapista, invece, riesce a sciogliere un blocco emozionale. Mathias Studer era convinto di doversi sempre mostrare forte. Ma lei con disinvoltura gli chiese: «Hai già pianto da quando è successo l’incidente?» – «No.» – «E allora fallo adesso!» Quasi avesse premuto un pulsante, le lacrime iniziano a rigargli il viso. Da allora non cercherà più di reprimere queste emozioni.
Inoltre, il timore di non riuscire a essere autosufficiente risveglia in lui una grinta incredibile. Determinato a scoprire come riacquisire la massima autonomia possibile, Mathias Studer si informa e va a parlare con i pazienti in reparto, con il personale infermieristico e i terapisti. Un tetraplegico gli racconta delle sue vacanze in Australia, ma considerate le sue condizioni attuali, gli sembra utopico che un giorno anche lui possa tornare a viaggiare e non vuole sentire altre esperienze simili. Ma con il giusto distacco realizza che: «Questa persona mi ha dimostrato che una persona tetraplegica ha molte possibilità. Basta saperle cogliere.»
E anche il corpo comincia a riprendersi: tornare a mangiare da solo gli restituisce una bella fetta di qualità di vita. «È stato davvero terribile dover essere imboccato. Mangiare per me è un atto sociale, un piacere.»
Anche il suo midollo spinale in parte si riprende e alcune funzioni ritornano: la sua tetraplegia non è più considerata completa, bensì incompleta. Mathias Studer inizia a prendere in mano le redini della sua vita, senza cercare compassione. Piuttosto è lui quello che consola gli altri. In particolare i suoi genitori, che soffrono parecchio per il destino del figlio.
Trattato come gli altri
Per Mathias Studer è fondamentale mantenere il controllo sullo svolgimento delle sue giornate. Dopo nove mesi a Nottwil si trasferisce nell’appartamento privo di barriere a Niedergösgen (SO).
Inoltre torna sul vecchio posto di lavoro presso la login formazione professionale SA a Olten. Il fatto che poco dopo l’incidente il suo capo gli avesse garantito che l’avrebbero aspettato a braccia aperte, gli ha permesso di affrontare con maggiore tranquillità la riabilitazione. Oggi è impiegato al 40 per cento e afferma: «Ho un datore di lavoro meraviglioso che mi sostiene in maniera incredibile.»
Nell’Associazione dei pontonieri di Schönenwerd-Gösgen è rimasto cassiere. Inoltre, spesso si trova con gli amici per giocare a carte, frequenta un corso di cucina privato, assiste a concerti e si diverte alle serate quiz organizzate da uno dei suoi pub preferiti. «Una volta ero più libero nelle scelte», afferma, e poi aggiunge: «Certo, la mia vita è cambiata, ma è altrettanto interessante.»
Nel 2016 Mathias Studer su Internet conosce Claudia, alla quale dopo qualche tempo racconta dell’incidente e delle conseguenze che ha avuto sulla sua vita. Inizialmente l’infermiera diplomata della regione di Basilea si spaventa. Ma quest’uomo la incuriosisce e quindi accetta di incontrarlo. Al primo appuntamento a Olten devono superare una salita, ma continuano nella conversazione come se niente fosse. Arrivati in cima, lei gli chiede: «Scusa, avrei dovuto aiutarti?» – «No no, quando ho bisogno di aiuto te lo faccio sapere», spiega lui. «Voglio essere trattato come tutti gli altri.»
Il matrimonio e poi il figlio
Da quella che era una semplice amicizia scaturisce un amore profondo. Nel 2019 la coppia si trasferisce in una casa nuova a Schönenwerd, nell’agosto 2020 si sposa e nell’ottobre 2022 arriva il piccolo Louis. Ora sono in quattro, poiché fa parte della famiglia anche Janik, il figlio nato dalla relazione precedente di Claudia.
Per lei la carrozzina non è mai stata protagonista. Infatti si è innamorata dell’uomo positivo e motivante, creativo, socievole e intraprendente che siede al suo interno: «Non è uno che si lascia rovinare la giornata tanto in fretta. È uno che sa assaporare la vita.»
Mathias Studer non porta rancore verso il socio che quella sera lo spintonò nella siepe. «Sono stato sfortunato, ecco tutto», afferma. E infatti vivono nello stesso quartiere e si frequentano ancora oggi. Per amici e parenti la forza e il coraggio di Mathias Studer sono una fonte d’ispirazione. A lui, scherzando, piace precisare: «Fisicamente non sono abbastanza forte per avere la luna storta tutti i giorni.»
Eppure ci sono anche momenti in cui non sta bene, questo non lo vuole nascondere. «I problemi con la gestione della funzione intestinale o le infezioni delle vie urinarie possono creare situazioni pesanti», precisa. «E anche le giornate particolarmente calde sono un problema. Non è sempre tutto rose e fiori.» Siccome non ha sensibilità alle mani, deve prima esplorare tutto attentamente con gli occhi. Di sollevare il piccolo Louis non se ne parla, poiché gli manca la forza. E soprattutto nella stagione fredda una spasticità in flessione gli impedisce di estendere il braccio.
«Ho una volontà di ferro»
Talvolta lo assale la nostalgia dei tempi prima dell’incidente. Delle belle giornate invernali trascorse in pista o di quando il 6 dicembre faceva il San Nicolao. Questo rimarrà un ricordo lontano: «Un San Nicolao in carrozzina è impensabile per me.»
Ma quando gli sembra di cadere in un buco, riecco quella grinta che lo solleva. «Ho una volontà di ferro. E di per sé non faccio fatica ad accettare la carrozzina.» Non gli importa che molte attività richiedano grandi sforzi e un dispendio di tempo enorme: talvolta prepararsi al mattino richiede fino a tre ore. L’importante è che riesca a mantenere la sua autonomia.
Un giorno Andreas Wagner lo accompagna a comprare vestiti, ma conoscendo Mathias, non gli offre il suo aiuto. Andreas si sentiva addosso gli occhi della gente, che forse pensava fosse un pessimo amico! «So che Mathias deve la sua indipendenza alla sua caparbietà», spiega l’amico, «e per questo lo ammiro molto.»
Vari giri di spesa
A casa Mathias Studer aiuta a sbrigare le faccende domestiche come meglio può. Ad esempio ha trovato un modo tutto suo per fare la spesa: siccome non riesce a spingere il carrello, riempie un cesto per la spesa, si dirige alla cassa, paga, scarica tutto in macchina e torna in negozio. «Il vantaggio è che posso fare varie chiacchierate con la cassiera», spiega. «Ci facciamo sempre quattro risate quando mi ripresento alla cassa.»
Quando oggi i giovani pontonieri si ritrovano per la colonia estiva, Mathias Studer li va a trovare senza grandi sentimentalismi. Il luogo dell’incidente non suscita in lui grandi emozioni e anche alla data non vuole attribuire un significato particolare. È stata semplice sfortuna. Nonostante la sua vita abbia preso una nuova svolta, oggi è tornato ad avere il vento in poppa.
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